18 Aprile 2024

Oggi ricorre l’anniversario del martirio di Seyyed Mojtaba Mirlouhi, conosciuto come Navvab Safavi, tra le figure rivoluzionarie dell’Iran ed esempio di lotta contro l’oppressione. Nato a Teheran nel 1924, fin da bambino e adolescente dimostrò di essere animato da un forte spirito di coraggio.

In questa occasione condivideremo alcuni aspetti rilevanti della sua vita.

Durante la seconda guerra mondiale, l’Iran, essendo alleato della Russia, degli Stati Uniti e del Regno Unito, era costretto a provvedere i loro soldati di viveri. Il pane e tutti gli alimenti di base erano diventati molto cari e per questo motivo il popolo iraniano era sotto pressione.

Navvab aveva appena 18 anni e frequentava la scuola superiore, un giorno, durante la ricreazione, salì su una sedia e disse ai suoi compagni: “Fratelli! Noi viviamo in un’epoca in cui siamo responsabili del futuro della nostra nazione… L’invasione degli stranieri minaccia le nostre basi religiose e ha trasformato l’essere umano in un servo… In passato hanno pestato la nostra economia, oggi la nostra identità… è meglio che andiamo davanti al Parlamento e diciamo al governo quello che vogliamo…”. Finito il suo discorso, tutti gli studenti si diressero verso il Parlamento e gli studenti di altre due scuole si unirono a loro, così pure la gente. Giunti vicino al Parlamento, gli automezzi dell’esercito impedirono loro di proseguire e la manifestazione finì nel sangue: due martiri e decine di feriti. Quel pomeriggio, i membri del Parlamento si riunirono e il Primo ministro, sostenuto dagli stranieri, fu destituito.

Dopo aver finito la scuola superiore, Navvab andò a lavorare per un’azienda petrolifera nella città di Abadan. La sera organizzavano riunioni a tema religioso e sociale per i lavoratori: “Il petrolio è nostro. Quelli (gli americani e gli inglesi) dovrebbero lavorare per noi e non essere loro a comandare noi. Noi non dobbiamo permettere loro di tenere sotto controllo parte della città e umiliarci (Navvab fa riferimento al cartello ‘Vietato l’ingresso ai cani e agli iraniani’ posto all’entrata di alcuni ristoranti e locali) …”.

Dopo un po’ di tempo si diffuse la notizia che un inglese aveva picchiato a morte un lavoratore iraniano, che versava in pessime condizioni. Navvab convinse i lavoratori a manifestare per chiedere che l’inglese si scusasse per ciò che aveva fatto, si riunirono davanti all’ufficio dell’inglese. L’esercito cominciò a sparare sulla folla e arrivò l’ordine di arrestare il capo dei manifestanti. Navvab riuscì a fuggire di notte e si diresse verso Najaf.

La moglie di Navvab, Nayyere Sadat Navvab Ehtesham Razavi, racconta: “Ci sposammo a Qom. In quegli otto anni vissuti insieme, Navvab trascorse poco più di un anno con me, o era in viaggio o impegnato in viaggi di proselitismo religioso o in prigione o era costretto a nascondersi. Anche se fu un periodo molto difficile e strano, sono contenta di essere stata una fra le poche persone che hanno condiviso la proprio vita con lui”.

Dopo l’occupazione della Palestina e la creazione dello Stato di Israele, un gran numero di persone si riunì in una delle moschee di Teheran per protestare, erano presenti anche l’Ayatollah Kashani e Navvab. Era lì che i volontari per combattere contro i sionisti si iscrivevano.

Dopo alcuni giorni i Fedayane eslam, il gruppo fondato da Navvab e dai suoi compagni, diffusero questo comunicato:

“Iddio è il Magnificente

 ‘L’aiuto è da Dio e la vittoria è vicina’

Il puro sangue dei Fedayane eslam ribolle al fine di sostenere i fratelli musulmani della Palestina. Cinque mila Fedayane eslam sono pronti ad aiutare i loro fratelli palestinesi e vogliono al più presto il permesso del Governo per dirigersi verso la Palestina e aspettano una risposta tempestiva.

Da parte dei Fedayane eslam – Seyyed Mojtaba Navvab Safavi”

Uno dei compagni di Navvab gli scrisse dicendo di soffrire di problemi spirituali, questa fu la risposta di Navvab:

“Prendi il fiore dell’albero della ‘generosità’ e mescolalo con il seme della ‘pazienza’ e la foglia dell’ ‘umiltà’ nel contenitore della ‘certezza’ e tritali con il peso della ‘mitezza’. Quindi impastali con l’acqua del ‘timore di Dio’, colorali con il colore della ‘speranza’ e falli bollire nella pentola della ‘giustizia’. In seguito filtrali con la ‘soddisfazione e l’affidarsi a Dio’, aggiungi la ‘custodia e la sincerità’, lo zucchero dell’‘amore’ per la Famiglia di Muhammad (a) e i suoi seguaci e la spezia della ‘virtù’. Ogni giorno bevine un po’, portando il nome di Dio, nella scodella del ‘pentimento’, fino a quando sarai guarito e la tua umanità si sarà svegliata. Per favore non limitarti a leggere, metti anche in pratica. La pace sia con te”.

Navvab in Egitto incontrò un giovane che indossava la kefiah come i palestinesi, gli chiese come si chiamasse e da dove venisse, rispose: “Yasser Arafat, sono palestinese”. Quindi Navvab gli domandò perché si trovasse in Egitto, disse che stava studiando ingegneria. Navvab lo prese per le spalle e quasi urlando gli disse: “I sionisti e gli americani stanno schiacciando la Palestina e tu sei qua per diventare ingegnere?! Perché non combatti? Sii uomo! Un uomo non permette che la sua patria sia schiacciata dagli stranieri! … O libera la tua patria o muori, è meglio morire che vivere così…”.

Era venuto da parte dello Scià, teoricamente era l’imam della preghiera del venerdì di Teheran. Dopo essersi seduto, tirò fuori una certa somma di denaro e disse: “Sua altezza reale le porge i suoi saluti e le offre tre proposte, può scegliere quella che vuole: la prima è di essere mandato come ambasciatore in uno dei Paesi islamici, quello che vuole lei. La seconda è una casa dove può tenere le sue riunioni e inoltre le verrà pagata una somma di denaro ogni mese. La terza è di creare insieme un partito islamico, a spese dello Scià”. Navvab gli chiese: “Lei cosa ne pensa?”. Contento della domanda, l’inviato dello Scià rispose: “Sono proposte ottime, a chi altro verrebbero offerte?!”. Navvab lo fissò un attimo e poi ribatté con decisione: “Giuro sul mio antenato il Profeta (s) che bisognerebbe tagliarti la lingua! Non ti vergogni di invitarmi al palazzo di Mu’awiyyah?!”.

La radio di Teheran annunciò l’arresto di Navvab e i giornali scrissero che il tribunale aveva chiesto che fosse giustiziato.

La moglie, i figli e la madre di Navvab andarono a trovarlo in prigione, la moglie racconta: “La madre gli disse: ‘Figlio mio, come vorrei essere morta e non vedere come ti fai uccidere’.

Navvab le disse amorevolmente: ‘Madre lascia che ti baci la mano, che ti baci i piedi. Non voglio offenderti, ma vorrei che fossi come le madri dei primi tempi dell’Islam. Non sai che una madre mandò quattro dei suoi figli a combattere a fianco del Profeta (s) e tutti e quattro diventarono martiri? Quando il Profeta (s) tornò a Medina, la donna gli disse: «O Messaggero di Dio! Sono fiera che i miei quattro figli siano stati degni di diventare martiri a fianco di un uomo come te!».

La morte prima o poi arriva per tutti, giovani o anziani. Ma la miglior morte è morire con gloria, morire con gloria è meglio che vivere nell’umiliazione. La morte sulla via di Dio è meglio della morte naturale’. La madre si era calmata e io cercavo di non piangere, chiese dei bambini quando all’improvviso ci dissero che il tempo era finito. Gli baciai le mani per l’ultima volta e gli dissi: ‘Spero che tu sia soddisfatto di me’. Fece un sorriso e rispose che era soddisfatto. Stava per uscire dalla stanza, ma si girò un’ultima volta e guardò i bambini, dicendo: ‘Vi affido a Dio. A chi potrei affidarvi che sia migliore di Dio?’”.

Il giudice ordinò che Navvab e tre dei suoi compagni fossero giustiziati. La condanna fu eseguita il giorno del martirio di Fatima Zahra (a), Navvab aveva 31 anni.

Un testimone racconta: “I corpi erano quattro. L’ordine era che venissero seppelliti prima dell’alba. Li stavamo lavando, quando arrivarono due jeep americane. Due di loro scesero dalla jeep e si diressero verso i cadaveri, li confrontarono con le foto che avevano in mano e se ne andarono, quindi ci diedero il permesso per seppellirli”.

Anniversario martirio Navvab Safavi.

Seyyed Mohammad, fratello di Navvab, venne a sapere che il comune aveva intenzione di trasformare il luogo in cui erano seppelliti Navvab e i suoi compagni in un parco. Prese il permesso dai sapienti per esumare i loro corpi e trasferirli in un altro luogo.

Non erano sicuri di dove fossero esattamente seppelliti i corpi, finché finalmente li trovarono, scavarono la terra e quando spostarono le pietre funebri, Seyyed Mohammad fece luce con la torcia, ma gli cadde di mano…Tutti urlarono: “Allahu Akbar!” e si misero a piangere…Il lenzuolo funebre che avvolgeva Navvab si era consumato, ma la sua salma era ancora intatta! Come se lo avessero seppellito pochi minuti prima…

Il corpo di Navvab riposa ora nel cimitero Wadi al-salam di Qom

[ anniversario martirio Navvab Safavi ]

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